Centodieci
Di Eugenio Spagnuolo
Pubblicato il 09.08.2023
Intervista all’inventore del TaoPatch, il dispositivo medico indossabile che rilascia luce terapeutica: un’idea made in Italy che ha conquistato il campione di tennis (e non solo).
Novak Djokovic ha svelato al mondo il suo “segreto”: durante l’ultimo Roland Garros, il campione di tennis ha sfoggiato un misterioso cerotto sul petto. È il “TaoPatch”, creato da Fabio Fontana, 42 anni, per liberarsi dall’emicrania dopo un incidente. Questo dispositivo medico hi-tech, prodotto in Veneto, rilascia impulsi luminosi che secondo il suo inventore agiscono sul corpo, con effetti benefici. Ora adottato da Djokovic e da 2800 medici, specialisti, TaoPatch potrebbe presto conquistare il mondo. Dietro al successo, la tenacia del suo creatore che non ha mai voluto trasferire la produzione all’estero.
Come nasce TaoPatch?
Qualche anno fa ho avuto un brutto incidente in auto e nonostante lunghe terapie, non riuscivo a liberarmi da importanti attacchi di emicrania. Solo il laser aveva effetto. Così ho fatto le mie ricerche ed esperimenti per inventare un dispositivo che avesse gli stessi benefici del laser, usando i nanocristalli che nel frattempo venivano ampiamente sperimentati negli USA.
Ma che cos’è esattamente TaoPatch?
È un dispositivo medico indossabile che rilascia la luce in forma terapeutica. È registrato al Ministero della Salute come stimolatore del sistema nervoso.
Un concetto sicuramente nuovo, che avrà richiesto lunghe sperimentazioni…
La fase di sperimentazione è durata anni. La messa in commercio nel 2012, ma le ricerche continuano ancora oggi.
Poi è arrivato Djokovic. Ma prima di parlarne, cosa risponde a chi manifesta dubbi su TaoPatch e la sua efficacia?
Rispondo che ci sono studi e pubblicazioni scientifiche a riguardo. Ne sono stati pubblicati 2 anche sull’autorevole The journal of sports medicine and physical fitness, che spiega i benefici di TaoPatch a livello posturale.
E, ricordo che i principi su cui si basa TaoPatch sono già noti: non abbiamo inventato una terapia da zero, ma solo un nuovo modo di somministrarla. L’uso della luce come terapia può contare già su 135.000 pubblicazioni scientifiche che ne attestano l’efficacia, noi l’abbiamo solo resa portatile.
Ho letto che TaoPatch è stato adottato anche in alcune sperimentazioni ospedaliere. E non solo.
Siamo certi dei nostri risultati, ad oggi, solo in Italia, ci sono circa 2830 tra medici, fisioterapisti, osteopati e dentisti che lo usano e lo consigliano ai pazienti. Con la formula “soddisfatti o rimborsati”: se il paziente non trova giovamento, lo restituisce e non ci rimette nulla.
Se una persona volesse provare TaoPatch come deve fare?
Ci chiama e lo indirizziamo da uno dei terapeuti che lo usano: è bene che sia uno specialista formato a farlo in base alle necessità del paziente, fisiche o sportive, o al tipo di disturbo.
Veniamo a Djokovic: qualche mese fa, durante Roland Garros, TaoPatch è apparso sul petto del campione, che in una conferenza stampa ne ha parlato come suo grande segreto. La notizia ha fatto il giro del mondo. Qual è il retroscena?
Sapevamo che Djokovic aveva TaoPatch, ma non ci aspettavamo di vederglieli indossare durante il torneo che lo ha consacrato come il più grande tennista di tutti i tempi, in bella vista. Poi quando in conferenza stampa ha detto che TaoPatch era diventato uno dei segreti della sua carriera e ho avuto la certezza che li stesse usando con continuità ho provato una gioia indescrivibile!
Domanda necessaria: Djokovic lo avete sponsorizzato?
Purtroppo no. E dico purtroppo, perché ci avrebbe facilitato le cose. Sembra incredibile, ma può essere un problema quando una star del suo calibro usa un prodotto senza un accordo commerciale. Mica puoi approfittarne? Ad ogni modo, da parte sua è stato un grande gesto di riconoscimento nei nostri confronti e di generosità, e per essersi esposto così avrà apprezzato il modo in cui TaoPatch ha contribuito alla sua salute.
Veniamo alla Tao Technologies: come siete nati?
Ho aperto una srl semplificata al risparmio in seguito al decreto Monti che lo permetteva, con sede in Italia, in quel periodo avevo speso ogni euro nello sviluppo di questa idea.
Dove producete i TaoPatch?
Tutti rigorosamente in Italia, a Castelfranco Veneto.
E vendete solo in Italia?
Il 90% del fatturato è italiano, ma stanno crescendo anche le vendite in paesi come Usa e Giappone.
Mai pensato di lasciare l’Italia e produrre TaoPatch all’estero, negli Usa per esempio?
Di proposte ce ne sono arrivate: un’Università del Nevada mi ha anche dato una laurea ad honoris causa per convincermi a collaborare con loro a livello imprenditoriale, oggi credo sia tempo di avere delle attività anche all’estero, per essere più competitivi e fare tutta la ricerca che serve. Ma, nonostante la fatica che a volte si fa qui, non ci penso proprio a lasciare l’Italia.