La Gazzetta dello Sport
Un laser per ridurre gli infortuni: ecco cos'è il bottone di "Iron Man" Djokovic
Luigi Ansaloni
7 giugno - MILANO
Il bottoncino sul petto di Nole che ci ha ironizzato sopra è prodotto da una ditta italiana. Serve a a togliere tensione al bacino, favorendo il lavoro simmetrico degli arti inferiori.
Ne hanno parlato un po’ tutti di quel “bottoncino” che Novak Djokovic porta incollato sotto la maglietta. Lui ci ha scherzato su, “ho sempre sognato di essere Iron Man…” per buttare sul ridere l’ennesimo tentativo di polemica su una nuova “arma segreta”. Ok, ma di cosa si tratta? E’ un laser che distribuisce "fotoni coerenti" in tutto il corpo. Una nanotecnologia che arriva dall’Italia. Il “cerotto” sul petto che il fuoriclasse serbo ha mostrato al mondo qualche giorno fa arriva dalla Tao Technologies, un’azienda di Castelfranco Veneto, fondata nel 2012 da Fabio Fontana.
A COSA SERVE — In realtà si tratta come detto di un laser, si chiama Taopatch Sport, un dischetto di 16 millimetri di diametro che “lancia” fotoni coerenti verso il corpo umano. Ovvero? “E’ una tecnologia che si basa sulla neurocezione - spiega Fabio Fontana -. Ovvero su una migliore comunicazione tra il sistema nervoso centrale e tutto il corpo. Per ricaricarlo basta la luce esterna e il calore del corpo che produce come scarto fotoni che alimentano i nanocristall”. Fontana lo sa bene: “Djokovic è un campionissimo con o senza nanotecnologia, e sia chiaro che non è un prodotto dopante, non rilascia alcuna sostanza chimica e sono diversi gli atleti che lo usano”. Questo, come altri dispositivi simili, punta ad avere un impatto significativo sull’atleta dal punto di vista soprattutto dell’equilibrio. Permette infatti un miglior controllo del movimento e della simmetria del corpo. Se messi nei punti giusti, questi dispositivi aiutano a togliere tensione al bacino, favorendo il lavoro simmetrico degli arti inferiori. In altre parole, favorirebbero la riduzione degli infortuni, con meno usura e infiammazioni per il fisico. “Gli effetti di questa tecnologia sugli atleti sono state sottoposte a ricerche scientifiche da parte del Policlinico di Milano (Istituto auxologico italiano) e dall’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo”. Ricerche che sono state pubblicate poi sul “Journal of Sports Medicine and Physical Fitness”.