Con un regime alimentare integrato da soia frutta secca e steroli vegetali è possibile ottenere una diminuzione dei livelli di colesterolo "cattivo" del 13,8 %
Gli elevati livelli di colesterolo sono stati da tempo associati a numerosi disturbi cardiovascolari, ma in effetti nella comunità medica non vi è ancora accordo su quale sia l’intervento dietetico più efficace come sia possibile abbassarne i livelli, soprattutto nella sua componente a bassa densità (colesterolo LDL) noto anche come “colesterolo cattivo”.
Ora una nuova ricerca pubblicata su JAMA ha portato alla conclusione che una dieta integrata di specifici alimenti quali proteine della soia, frutta secca col guscio e steroli vegetali consente migliori risultati rispetto a una dieta con basso tenore di grassi saturi.
David J. A. Jenkins, ricercatore del St. Michael's Hospital e dell’Università di Toronto, e colleghi hanno condotto un trial multicentrico per determinare quali tra gli alimenti consigliati dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti per il controllo dell’ipercolesterolemia siano i più efficaci su un periodo di sei mesi.
Nello studio sono stati arruolati 351 pazienti affetti da iperlipidemia, randomizzati per seguire uno di tre diversi regimi: a basso tenore di grassi saturi (gruppo di controllo) oppure con l’integrazione di soia, frutta secca e steroli, ma con due diverse frequenze delle visite di counseling con uno specialista (di routine o intensivo).
Al termine del periodo di follow-up, i membri del gruppo di controllo hanno mostrato in media una variazione nei livelli di colesterolo LDL di -3 per cento (-8 mg/dl). Nel caso della dieta integrata di routine e intensiva le percentuali sono state rispettivamente del -13,1 per cento (-24 mg/dl) e -13,8 per cento (-26 mg/dl).
“Le differenze sono state significative tra la dieta a basso tenore e grassi saturi e integrata”, ha commentato Jenkins. “I risultati migliori sono stati ottenuti nei soggetti con la più alta aderenza al regime dietetico stabilito e potranno essere estremamente importanti nella pratica clinica”.
Fonte: http://www.lescienze.it/news/2011/08/24/news/iperc...