Intervista al Dr. Fabio Fontana
Dottor Fontana, torniamo a parlare di terapia luminosa, suo cavallo di battaglia.
Assolutamente, e ne vado fiero. Del resto è ironico pensare che ci siamo allontanati così tanto dalla natura, cercando le più complesse cure, per scoprire dopo decadi che la scienza sta ritornando alla ricerca degli impulsi naturali per riparare la vita.
L’uomo si è creduto Dio forse un po’ troppo a lungo.
Sì e ha cercato le soluzioni mescolando sostanze chimiche fino a raggiungere altri importantissimi traguardi… Ma altri anche no. Per la scienza, infatti, alcune cose fino a poco tempo fa non
sarebbero state possibili, come ad esempio guarire il cervello.
E qui entriamo in medias res.
Esistono alcune patologie che non hanno ancora una cura e tra queste rientrano dei disturbi che sono in fortissimo aumento nella popolazione. L’età media si allunga, i farmaci scoperti
dall’uomo tengono in vita le persone e i cuori. Aumentano le patologie croniche e degenerative, soprattutto della terza età.
Alcuni esempi concreti di tutto ciò sono l’aumento spropositato di patologie come l’Alzheimer e il Parkinson, la demenza senile, la sclerosi multipla, la SLA, oltre a tutta un’altra serie di sindromi così definite parkinsoniane non ben identificate. Dopo molti tentativi farmacologici falliti da parte della neurologia per arrestare questa patologia, ci si è arresi a definire questi problemi come incurabili, impossibili e insormontabili.
La scienza però non ha mai avuto paura di smentire se stessa con i progressi.
Esatto e il rigore del metodo scientifico non ha mai temuto il
confronto, ma solo atteso nuove conferme. Dopo la “Glio linfa”, un articolato sistema linfatico cerebrale in grado di trainare le tossine, scoperto solo tre anni fa, che è aperto a nuovi tipi di ragionamento sulla gestione delle tossine e sulla riparazione del cervello, arriva un’altra bomba positiva per il mondo accademico. Alcune sperimentazioni hanno dimostrato la possibilità, per il momento nei topi, di curare alcune di queste patologie che sembravano inguaribili.
Una notizia sensazionale!
Che però non ha trovato diffusione mediatica rilevante. Studi importantissimi passati in sordina, quasi attutiti dall’incredulità del fatto che la cura di tutte queste patologie fosse molto più semplice di quanto si pensasse, già fornita da madre natura!
Risale infatti al 2018 un lavoro straordinario del Dipartimento di anatomia dell’Università di Sydney Australia. I professori El Massari e Mitrofanis anni fa hanno infatti dimostrato in uno studio condotto sugli animali come la possibilità di curare queste patologie sia concreta e reale e non solo, anche ampiamente conosciuta da madre natura, si tratta infatti di terapia luminosa.
Come abbiamo detto nei precedenti numeri quando parliamo di luce e di terapia luminosa dobbiamo tenere in considerazione diversi fattori.
Esatto. In primis dobbiamo capire che ci sono delle lunghezze d’onda di luce utili a illuminare gli ambienti ed altre, invece, utili al nostro metabolismo. In questo ambito da 15 anni concentro
tutte le mie energie nell’applicazione concreta, trasformando in prodotti reali questi lavori scientifici, per renderli alla portata di tutti.
Tornando allo studio dell’Università di Sidney?
Ha dimostrato che un apporto di fotobíomodulazione diretta al cervello e quindi una luce del campo dell’infrarosso fatta passare attraverso la trasparenza del cranio, può portare all’interno del cervello gli stessi benefici che ha questa terapia luminosa nelle cellule del corpo umano normalmente esposte alla luce. Queste lunghezze d’onda di luce hanno avuto la capacità di stimolare la risposta dei mitocondri (la centrale elettrica delle cellule) ritardando il danno subito dal Parkinson. L’introduzione della luce all’interno delle cellule del cervello, come anche nelle altre cellule del corpo umano, aiuta infatti il ciclo di respirazione cellulare, mettendo in moto il metabolismo della cellula e consentendo ai mitocondri di produrre più ATP
(adenosina trifosfato), la benzina delle nostre cellule e del nostro corpo.
Ho la sensazione che non sia finita qui.
Certo che no! L’altra cosa interessante, infatti, è che questa sperimentazione ha tentato anche di attivare con questa luce delle cellule staminali, stimolandole fuori dal corpo e poi introducendole nel sistema venoso, notando che questo processo stava aiutando il sistema a resistere alla patologia. La conclusione è quindi che sia una stimolazione diretta attraverso il cranio, sia una stimolazione luminosa periferica, possono essere utili alla neuroprotezione da queste patologie
attraverso una terapia luminosa presente nel sole. Potremmo quindi concludere che l’esposizione quotidiana al sole sia essa stessa anche un modo di prevenire, ritardare e fermare il progresso di queste patologie.
Concludendo, dottore?
Questo rimane uno dei miei sogni e si sta producendo in una tecnologia che presenterò l’anno prossimo. Già con la nanotecnologia attuale abbiamo dimostrato diversi benefici in queste patologie in termini di movimento, in termini di metabolismo, in termini di umore… non preclude quindi il fatto che nel tempo arriveremo a dimostrare, attraverso queste ricerche anche che la nostra terapia luminosa, attraverso la nanotecnologia, possa diventare uno dei metodi per allontanare queste patologie.
Proprio come Madre natura ci insegna.
Ecco quindi un altro dei benefici straordinari della luce che dovremmo applicare nel quotidiano: il nostro corpo infatti è stato progettato per vivere in simbiosi con l’ambiente, che si è così evoluto per milioni di anni… era ovvio pensare che questo nostro modo di vivere al chiuso avrebbe condizionato la nostra salute… ma non ci siamo resi conto di quanto.